Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Nel 2024, quasi un lavoratore su dieci è povero in Italia


In un contesto europeo sempre più attento all’equità sociale e alla qualità del lavoro, l’Italia si distingue – negativamente – per un fenomeno che mina alla base la funzione tradizionale dell’occupazione: garantire sicurezza economica. I dati più recenti diffusi da Eurostat rivelano un incremento preoccupante della cosiddetta “in-work poverty”, infatti, quasi un lavoratore su dieci è povero. Ovvero la condizione di povertà tra coloro che, pur lavorando, non riescono a raggiungere un livello di reddito considerato sufficiente.

Secondo le statistiche aggiornate al 2024, il 9% dei lavoratori italiani impiegati a tempo pieno percepisce un reddito inferiore al 60% della mediana nazionale, una soglia che identifica il rischio di povertà. Si tratta di un aumento rispetto all’8,7% registrato nel 2023 e rappresenta una percentuale più che doppia rispetto a quella rilevata in Germania, dove solo il 3,7% dei lavoratori si trova in una condizione analoga.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Il dato si fa ancora più allarmante se si estende l’analisi a tutti i lavoratori di almeno 18 anni impiegati per almeno metà dell’anno – includendo quindi anche i part-time – che nel 2024 ammontano al 10,2%, anch’essi in crescita rispetto al 9,9% dell’anno precedente.

Un confronto europeo impietoso

Guardando oltre i confini nazionali, l’Italia appare in ritardo rispetto ai principali Paesi dell’Unione Europea per quanto riguarda la capacità del mercato del lavoro di offrire una reale protezione economica. La Spagna, pur condividendo alcune fragilità strutturali con l’Italia, registra una percentuale leggermente inferiore di lavoratori full-time a rischio povertà (9,6%). Ancora più marcato è il contrasto con realtà del Nord Europa: la Finlandia, ad esempio, presenta una percentuale pari al 2,2%, segno di un mercato del lavoro più inclusivo e sistemi di welfare più efficaci.

Questi numeri suggeriscono che la povertà non è più una condizione legata esclusivamente alla disoccupazione o all’inattività, ma riguarda sempre più spesso anche coloro che hanno un’occupazione stabile. In Italia, dunque, lavorare non è più garanzia di autonomia economica: un fenomeno che gli analisti europei osservano con crescente preoccupazione.

La povertà lavorativa

La povertà tra i lavoratori è un indicatore multidimensionale che riflette non solo l’insufficienza salariale, ma anche l’instabilità contrattuale, la scarsa crescita dei salari reali, la debolezza della contrattazione collettiva e un tessuto produttivo fortemente polarizzato. In Italia, queste dinamiche si intrecciano in modo particolarmente problematico.

Una delle principali cause di questo trend risiede nella bassa produttività del lavoro, che negli ultimi decenni ha rallentato rispetto agli altri partner europei, limitando di conseguenza la capacità delle imprese di aumentare i salari. Inoltre, il mercato italiano è caratterizzato da una presenza significativa di micro e piccole imprese, spesso escluse dai contratti collettivi più tutelanti e meno propense a investire nella formazione o nella stabilizzazione dei lavoratori.

Vuoi bloccare la procedura esecutiva?

richiedi il saldo e stralcio

 

La crescita della povertà lavorativa è anche un riflesso delle profonde trasformazioni subite dal mondo del lavoro. La diffusione di contratti atipici, il ricorso al part-time involontario e il proliferare di forme contrattuali precarie hanno reso molti lavoratori più vulnerabili. Anche i contratti full-time non sono più sinonimo di sicurezza economica, soprattutto in settori a bassa remunerazione come i servizi alla persona, la logistica, il turismo e il commercio al dettaglio.

Politiche sociali e lacune strutturali

Un ulteriore elemento che aggrava la condizione italiana rispetto ad altri Paesi è l’efficacia limitata delle politiche di trasferimento sociale. In nazioni come la Germania o i Paesi scandinavi, l’intervento pubblico riesce in parte a compensare i divari salariali, attraverso sussidi, detrazioni e misure redistributive che migliorano le condizioni dei lavoratori con redditi più bassi. In Italia, invece, la frammentazione e la debolezza del sistema di welfare contribuiscono a lasciare ampie fasce di popolazione in una condizione di disagio economico persistente.

La mancanza di un salario minimo legale – a lungo oggetto di dibattito politico senza esito concreto – rappresenta un’ulteriore lacuna. Sebbene molti lavoratori siano coperti da contratti collettivi, l’assenza di una soglia retributiva universale espone centinaia di migliaia di persone al rischio di ricevere compensi inadeguati, specie nei settori meno sindacalizzati.

Le implicazioni sul piano sociale ed economico

Il crescente rischio di povertà tra i lavoratori ha ripercussioni gravi non solo a livello individuale, ma anche sul piano sociale ed economico. Un’economia che non riesce a garantire un reddito dignitoso ai propri lavoratori rischia di minare la coesione sociale, alimentare la sfiducia verso le istituzioni e ridurre la partecipazione civica.

Inoltre, la povertà lavorativa limita le possibilità di risparmio, investimento e consumo delle famiglie, contribuendo a rallentare la crescita economica nel medio e lungo periodo. Anche l’accesso alla casa, all’istruzione di qualità e alla sanità rischia di diventare sempre più problematico per una parte crescente della popolazione, con effetti negativi sulla mobilità sociale e sull’equità intergenerazionale.

Prospettive e raccomandazioni

Alla luce di questo quadro, numerosi esperti e istituzioni internazionali sollecitano l’Italia a riformare in profondità le proprie politiche del lavoro e il sistema di protezione sociale.

Altre misure auspicabili includono il rafforzamento della contrattazione collettiva, l’introduzione di incentivi fiscali per le imprese che migliorano le condizioni retributive, e un piano organico di contrasto alla precarietà, in particolare tra i giovani e le donne, che risultano essere i gruppi più esposti alla povertà lavorativa.

Un ruolo cruciale potrebbe essere giocato anche dal sistema educativo e formativo, attraverso una maggiore integrazione tra scuola, università e mondo del lavoro, nonché politiche attive più efficaci nella riqualificazione dei lavoratori e nell’accompagnamento verso settori ad alta produttività.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Patricia Iori



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione