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frequenze, energivori e OTT. Cosa manca nel pacchetto Mimit


La industry delle Tlc, in crisi da tempo, ha accolto con favore ma con una certa freddezza il varo del primo pacchetto di aiuti da parte del Governo.

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La industry delle Tlc, in crisi da tempo, ha accolto con favore ma con una certa freddezza il varo del primo pacchetto di aiuti da parte del Governo. Un pacchetto da 629 milioni di euro presentato venerdì scorso dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso al tavolo convocato con sindacati, stakeholder e alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone. Gli operatori si aspettavano di più. Un primo pacchetto di aiuti in cui il ministro ha indossato principalmente i panni dei consumatori e delle PMI. E’ per questo che nel secondo pacchetto Urso dovrebbe mettersi nei panni delle Telco, anche perché dei 629 milioni (pochi) destinati alla industry ben pochi finiscono realmente agli operatori. Che in realtà, prima ancora degli incentivi, hanno bisogno in primo luogo di una politica industriale favorevole.

Tlc: operatori, misure Mimit in giusta direzione ma largamente insufficienti. Servono certezze su frequenze, regole uguali agli OTT

Per gli operatori delle tlc, secondo Radiocor, “le misure presentate dal Mimit vanno nella giusta direzione ma, nella sostanza, risultano ancora largamente insufficienti ad affrontare le criticità strutturali del settore”. Il pacchetto di misure, tra cui voucher a Pmi e cittadini, per le telco e settore digitale da circa 630 milioni sono un primo passo. Occorrono, secondo gli operatori, certezze sulle licenze d’uso delle frequenze mobili in scadenza nel 2029, il riconoscimento del settore quale altamente energivoro, regole del gioco uguali a quelle degli Over The top”.

Frequenze e satelliti, questioni intrecciate

C’è da dire che oltre che sugli OTT gli occhi della industry Tlc sono puntati anche sui satelliti, che stanno assumendo un protagonismo sempre più spinto anche in ottica concorrenziale.

La questione delle frequenze per il satellite si intreccia inevitabilmente con quella delle frequenze per le telco. Tenendo conto del fatto che le risorse spettrali sono per loro natura limitate, un bene scarso da gestire con oculatezza. Tra l’altro resta anche da capire come reagirebbe l’Europa se le licenze fossero rinnovate gratuitamente, quando altri player magari dall’estero sarebbero interessati ad entrare a competere nel nostro paese.

Per quanto riguarda gli incentivi, “che per loro natura sono misure tattiche, questi sosterranno la domanda nei confronti di un ampio spettro di attori, non soltanto delle telecomunicazioni. Il voucher per l’adeguamento della fibra, ad esempio, sarà in gran parte utilizzato per lavori elettrici svolti da professionisti esterni e non porterà benefici diretti agli operatori di rete. Analogamente, il voucher per la digitalizzazione delle Pmi è aperto a tutto il mercato Ict e non rappresenta un intervento mirato per rafforzare la filiera delle telecomunicazioni”.

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Asstel chiede una politica industriale per le Tlc

Quindi, le misure adottate sono soltanto un primo passo, un “pannicello caldo” per il rilancio di un settore che, come sottolineato da Asstel, occupa circa 200mila persone. L’associazione chiede a gran voce al Governo di mettere in atto “una vera politica industriale” per la industry e di affrontare appunto alcuni temi inevasi, ma prioritari, fra cui appunto “la mitigazione strutturale del costo dell’energia e la allocazione non onerosa delle frequenze, è funzionale a favorire anche una positiva conclusione del negoziato in corso per il rinnovo del contratto di lavoro”, si legge nella nota.

In altre parole, resta inevasa la questione dello status di energivori per le telco nonché l’apertura di un capitolo relativo al rinnovo dei diritti d’uso delle frequenze. Il rinnovo delle frequenze in scadenza nel 2029 è un tema di grande interesse e gli operatori vorrebbero uno sconto, sul modello tedesco.

E’ fattibile?

Per quanto riguarda l’annosa questione del level playng field fra telco e OTT, si tratta di una ‘neverending story’ che sotto traccia vede da anni contrapposti gli interessi delle telco a quelli delle grandi Big Tech. Nell’attuale contesto geopolitico, con la Commissione Ue che minaccia ritorsioni sulle Big Tech per rispondere ai dazi di Trump, l’ipotesi di una web tax potrebbe tornare di moda, anche se il fair share è stato bocciato anche in occasione dell’ultima consultazione Ue di un anno fa.

Vedremo.

Per quanto riguarda i voucher della fibra, si tratta comunque di un primo passo. Si tratta di 200 euro per i lavori di cablaggio verticale sono quanto meno un inizio.   

La misura sarà sufficiente per un deciso take up dell’adozione della fibra?

Anche qui vedremo.

Zorzoni (AIIP): ‘Contenti dei voucher, strumento che funziona’

Giovanni Zorzoni, presidente AIIP: “Noi sono due anni e mezzo che parliamo dei voucher quindi siamo contenti, perché i voucher non sono uno strumento esclusivamente emergenziale, che andava bene per il Covid. Per il voucher impresa ogni due euro investiti attraverso i voucher per gli operatori di AIIP ha significato investire un euro in infrastrutture da parte loro. Quindi, 2 milioni di euro di voucher dati agli operatori locali e ad alta vocazione regionale hanno prodotto un milione di investimenti sulla infrastruttura in termini di costi. Una quantità di fibra importante”. 

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Per quanto riguarda i fondi per il cablaggio verticale resta da capire quali saranno i regolamenti. Cosa è un verticale?

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Ma in generale il provvedimento è positivo perché il mercato è per lo switch off naturale e quindi i clienti devono essere nella posizione di affrontare dei lavori come previsto dalla fibra ottica. Questi lavori in qualche maniera gli operatori li devono pagare. E’ chiaro che se c’è una quota parte dello Stato le cose cambiano completamente e in meglio.

I voucher fibra per le imprese sono però assenti.

Resta poi da capire se e quando sarà presentato un secondo pacchetto di aiuti.

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