Contabilità

Buste paga

 

Il private equity? Un acceleratore della transizione digitale dell’Italia


Con una crescita annuale prevista del 17% fino al 2030, il settore della digitalizzazione rappresenta una delle aree più promettenti per il private equity, anche in Italia: un’occasione anche per gli investitori che, attraverso il sostegno a società non quotate, possono sostenere la transizione delle PMI e al contempo mitigare i rischi in un momento di forte volatilità

a cura di HAT SGR

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

Le tensioni geopolitiche, i dazi commerciali introdotti negli ultimi mesi e il rischio inflazione stanno generando nuove sfide per gli investitori. In questo contesto di crescente volatilità, diversificare nei private market, investendo quindi in società non quotate, rappresenta un’opportunità per mitigare il rischio e migliorare la stabilità dei rendimenti. In parallelo, gli investimenti tematici hanno raggiunto nel 2024 un nuovo livello di maturità, con 592 miliardi di dollari in gestione (+2,3%) e una riallocazione significativa dei capitali verso il megatrend della tecnologia [1]. Questa evoluzione prepara il terreno per ulteriori sviluppi nel 2025, evidenziando una netta ridefinizione delle priorità: temi come la trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale guadagnano rilevanza ed appaiono in forte espansione. 

L’Italia sta attraversando una fase cruciale della sua transizione digitale, un processo che determinerà la competitività futura del Paese a livello globale. Sono diversi gli elementi a favore di questo trend. Il primo è senza dubbio il supporto istituzionale e i fondi europei. Con il PNRR, vengono convogliate risorse significative verso la transizione digitale, con oltre 40 miliardi di euro destinati all’innovazione e digitalizzazione di imprese e Pubblica Amministrazione entro il 2026, accelerando il processo di trasformazione. Questo intervento punta, tra l’altro, a rendere digitali il 75% degli uffici pubblici. I progressi già ottenuti sono incoraggianti: l’Italia è, per esempio, pioniera nella fatturazione elettronica, passaggio fondamentale per la digitalizzazione della PA. Anche la Banca Europea per gli Investimenti, braccio finanziario della UE, si sta attrezzando per sostenere il settore tecnologico e rispondere ad una priorità strategica dell’Unione. Il piano Tech-EU prenderà forma nei prossimi mesi e parte con i primi 20 miliardi di euro già stanziati per il 2025, con l’obiettivo di convogliare anche i capitali privati verso il settore tech e la digitalizzazione delle aziende italiane e del resto dell’Europa. 

 

La trasformazione digitale in Italia figura tra i settori più promettenti per il private equity

Il mercato della trasformazione digitale in Italia, stimato a 75,4 miliardi di dollari nel 2025, raggiungerà 166,1 miliardi di entro il 2030, con una crescita annua impressionante del 17,12%. Grazie soprattutto al processo di digitalizzazione delle PMI italiane, di cui il 60,7% ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale superando la media UE del 57,7% e collocando il nostro Paese tra i primi dieci Stati membri, l’Italia ha guadagnato posizioni nel Digital Economy and Society Index (DESI)[2], arrivando al 15esimo posto nel 2024 dopo diversi anni all’ultimo gradino tra i 27 Paesi UE. L’Italia eccelle, inoltre, nell’adozione del cloud computing, con il 55% delle aziende che utilizza servizi cloud, contro il 38,9% della media comunitaria. Anche il comparto della sanità digitale mostra evidenti passi avanti, con l’accesso alle cartelle cliniche elettroniche che registra un significativo miglioramento, con un punteggio di 82,7 su 100, al di sopra della media UE di 79,1. Le infrastrutture digitali stanno registrando un’evoluzione positiva: la copertura in fibra ottica fino ai locali (FTTP) ha raggiunto il 59,2% delle famiglie, un miglioramento rispetto al 53,7% dell’anno precedente, ma ancora inferiore alla media UE del 64,0%. Nel confronto con altri Stati membri, l’Italia si posiziona al di sotto di Spagna (95,2%) e Francia (81,4%), ma sopra alla Germania (29,8%). 

 

Aste immobiliari

 il tuo prossimo grande affare ti aspetta!

 

Tecnologie chiave: cloud, blockchain e cybersecurity

L’adozione di tecnologie dirompenti, come racconta il DESI, galoppa. Ma c’è di più: sono le piccole e medie imprese italiane a dimostrare un inedito slancio verso l’innovazione e l’adozione di strumenti digitali avanzatiIl 68% li ha implementati, ben al di sopra della media UE del 55%. Di quali tecnologie parliamo? 

Il cloud computing, innanzitutto. Colossi come Microsoft e Google stanno investendo miliardi di euro per costruire data center in Italia e favorire la digitalizzazione delle imprese. Microsoft, ad esempio, ha lanciato un piano da 1,5 miliardi di dollari per supportare la crescita tecnologica del Paese. Il mercato italiano del cloud ha superato i 10 miliardi di euro nel 2024, testimoniando una crescita esponenziale e un’accelerazione nell’adozione di soluzioni basate su infrastrutture digitali scalabili [3]. 

Parallelamente, la blockchain sta emergendo come tecnologia strategica per settori chiave come la finanza, la gestione delle filiere e l’autenticazione dei prodotti di lusso e agroalimentari. Il tasso di crescita previsto è del 61% tra il 2024 e il 2029, spingendo l’Italia a diventare un hub per la tracciabilità e la certificazione digitale di beni ad alto valore [4]. 

In uno scenario in cui la sicurezza informatica è sempre più centrale, il settore della cybersecurity sta registrando un’espansione significativa. Il 70% delle aziende italiane ha aumentato il budget destinato alla protezione dei dati nel 2024, segnale di una crescente consapevolezza dei rischi digitali e della necessità di proteggere le infrastrutture critiche da minacce sempre più sofisticate.

Il mercato italiano della tecnologia è dominato da player internazionali come Accenture, IBM, SAP, Oracle e HPE, ma tutti questi colossi collaborano con imprese locali per sviluppare soluzioni su misura per il tessuto imprenditoriale del Paese. Queste alleanze sono fondamentali per garantire che l’innovazione non rimanga confinata alle grandi corporation, ma si diffonda capillarmente nel tessuto produttivo nazionale.

 

Il ruolo del private equity nell’accelerazione della digitalizzazione 

In questo scenario, il private equity può fungere da catalizzatore per la crescita di aziende tecnologiche italiane con un forte potenziale di espansione. E in effetti già svolge un ruolo essenziale, non solo fornendo capitali ma anche favorendo aggregazioni tra aziende e abilitando operazioni strategiche che supportano l’adozione di nuove tecnologie, la scalabilità dei modelli di business e l’integrazione di processi digitali innovativi. Il trend si rafforzerà nel 2025, con il consolidamento della ripresa del settore, avviata nel 2024 dopo due anni di calo. L’ultimo report di McKinsey tratteggia uno scenario globale di espansione con il valore complessivo delle operazioni di private equity in aumento del 14%, raggiungendo i 2.000 miliardi di dollari e rendendo il 2024 il terzo anno più attivo di sempre.  Sul mercato italiano, i dati annuali di AIFI in collaborazione con PwC indicano che l’ammontare investito dagli operatori di private equity è stato pari a 14,90 miliardi di euro, in aumento dell’83% rispetto all’anno precedente,trainati dalla presenza di 10 large deal e 6 mega deal (59% dell’ammontare complessivo investito). Da sottolineare che le operazioni caratterizzate da un ammontare inferiore ai 150 milioni di euro (small e medium deal) hanno attratto 6,07 miliardi di euro, rappresentando il valore più alto di sempre. Sul fronte della raccolta, nel 2024 in Italia è stata pari a 6,67 miliardi di euro, in crescita del +77% rispetto all’anno precedente.

Il private equity è uno strumento necessario per consentire di crescere alle eccellenze tech italiane, rappresentate soprattutto da PMI, sottodimensionate sul fronte delle risorse disponibili. Allo stesso tempo, lo strumento può fornire su larga scala tecnologie dirompenti e abilitanti della transizione digitale del Paese. Le PMI possono trarre vantaggio dall’intelligenza artificiale per migliorare l’efficienza operativa, incrementare la produttività, e fornire un servizio clienti superiore.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

 

L’approccio di HAT SGR e il fondo di private equity HAT Technology Fund 5 

Questo è esattamente il focus di HAT SGR, prima società in Italia a istituire fondi tematici di private equity dedicati alla tecnologia, credendo sin da principio nella forza dirompente della trasformazione digitale e cogliendo in anticipo opportunità in un mercato in forte trasformazione. Grazie alla sua specializzazione, HAT SGR ha saputo individuare alcuni dei futuri campioni nazionali, favorendone la crescita attraverso aggregazioni strategiche e preparandoli al mercato dei capitali o a partnership con gruppi internazionali sostenuti dai principali fondi globali di private equity.

Spiccano alcuni casi emblematici. Quello di Wiit, una società italiana di cloud computing che, grazie al supporto di HAT SGR che l’ha accompagnata sino alla quotazione in Borsa, ha compiuto un percorso eccezionale, registrando una crescita impressionante, triplicando i ricavi e quintuplicando la marginalità (40% del fatturato), diventando uno dei principali operatori italiani nel settore di riferimento. Oggi Wiit capitalizza 450 milioni di euro. Quello di GPI, una società di soluzioni software, servizi e tecnologie per favorire la trasformazione digitale della sanità, che ha registrato una crescita accelerata grazie al sostegno di HAT, che l’ha affiancata nell’acquisizione di 14 aziende e nella quotazione in Borsa attraverso una SPAC. Oggi GPI è il principale gestore italiano di cartelle cliniche digitali e fattura 480 milioni di euro. Quello di Safety21software provider italiano, che offre a enti pubblici e forze di polizia tecnologie avanzate e servizi innovativi cloud-based IoT per il monitoraggio del traffico e il miglioramento degli standard della sicurezza stradale. Grazie al supporto di HAT, uno sviluppo per linee esterne con 3 acquisizioni, Safety21 è diventato il punto di riferimento nel nostro Paese nel settore smart road e smart city, raggiungendo obiettivi di crescita sorprendenti, più che triplicando i ricavi e quintuplicando la marginalità (37% del fatturato) e punta a diventare un unicorno nel prossimo futuro. 

Questi esempi dimostrano come una strategia di investimento tematica, focalizzata sul settore tecnologico, possa generare rendimenti elevati. In questo contesto, nel 2024, HAT SGR ha lanciato il suo quinto fondo di private equity, HAT Technology Fund 5, con una dotazione di 200 milioni di euro e un focus su imprese italiane ad alto potenziale di crescita nel mercato tecnologico. Il fondo mira a sostenere aziende con una leadership consolidata in specifiche nicchie di mercato, aiutandole a diventare poli aggreganti di altre realtà. 

Le PMI italiane rappresentano un vero e proprio bacino di valore ancora in parte inesplorato, offrendo agli investitori interessanti prospettive per ottenere diversificazione, rendimenti elevati e mitigazione del rischio, puntando su innovazione, digitalizzazione e crescita strategica. 

Ignazio Castiglioni, CEO e co-fondatore HAT SGR


[1] Fonte: State of Thematic Investing 2025

Opportunità uniche acquisto in asta

 ribassi fino al 70%

 

[2] DESI è l’indice introdotto dalla Commissione Europea per misurare i progressi dei Paesi europei in termini di digitalizzazione dell’economia e della società, al fine di convergere verso un unico mercato digitale

[3]  Fonte: Politecnico di Milano – Osservatori Digital Innovation 

[4] Fonte: Bain & Company – Technology Report 2024

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

 

Mutuo casa veloce

Mutuo fino al 100%